BURINI GAETANO DON
Paladina, 16 marzo 2020
Lo ricordano per l’esempio di fede le sorelle LINA con BEPI e GERMANA la cognata GINA e nipoti tutti.
IL PRETE DAI MONTI AL PIANO
Don Burini licenziato in Teologia, dopo l'ordinazione (16 giugno 1962) era stato curato di Peia (1962-65) e Urgnano (65-66). Nonostante i due oratori fossero inadeguati ai bisogni, si impegnò nelle rinnovare le iniziative. Divenne poi parroco di Valleve (1966-79), economo spirituale di Foppolo (1970-72), parroco di Fontana in città (1979-92) e di Ramera (1992-96). Nel 1996 il ritorno in città come collaboratore pastorale di Sant'Alessandro in Colonna per la chiesa della Madonna del Giglio a Porta San Giacomo. Fu anche cappellano estivo del santuario della Cornabusa a Cepino Imagna (1996-2008).
Amici e Parenti
Un prete fuori dagli schemi, apprezzato per la sua capacità di coinvolgere , sensibile, un grande uomo di chiesa.
Una grande persona, ci ha sposato e poi battezzato il nostro Federico,ti ricorderemo sempre.
Grazie don Burini per essere stato compagno di mio papà nella vostra ultima tappa della vita (vedere foto ).Ora gioite dal paradiso e pregate per noi .
Lettera di un insegnante di lettere
Caro don Gaetano,
ancora ricordo quel mattino in cui entrai nella chiesetta di Città Alta che tu recuperasti dal suo stato di rovina la Madonna del Giglio.
Ero triste, perché avevo appena saputo del malore di mia nonna, ma la tua «bomboniera di fede e arte», come definisti quel piccolo tempio, mi infuse un grande senso di pace. Da quel giorno, per almeno due anni venni ogni giorno a quella Messa delle 8.30, che tu e la Teresa aspettavate a cominciare. Non la iniziavate senza di me, ed era bello questo sentirsi atteso, era segno di un affetto gratuito. Tante volte mi hai ascoltato, sia come sacerdote che come amico saggio. Ricordo anche le chiacchierate nel tuo studio, e il pranzo a base di polenta con il coniglio, preparato dalla dolce Teresa.
Purtroppo negli ultimi tempi mi sono fatto vedere meno; poi la tua salute è iniziata a peggiorare e sei finito in una casa di riposo. Eppure anche lì, dalla tua sedia a rotelle, hai continuato a brillare, perché non si può nascondere la luce di un uomo di preghiera immerso in Dio.
Il tuo sorriso buono, la tua parola schietta, la tua fede priva di retorica, ma ricca di speranza e gratitudine, sono stati per me un esempio di umanità e di vita cristiana. Hai affrontato la vita a testa alta, anche nelle difficoltà, ponendo ogni tua speranza ed energia nel Signore che hai sempre servito con umiltà e, soprattutto negli ultimi anni, nel silenzio. Hai combattuto la buona battaglia, hai conservato la fede.
Il coronavirus non ti ha sconfitto, perché sei vincitore in Cristo. Perdona la mia retorica, che sicuramente non apprezzeresti.
Ti saluto e ti abbraccio, immaginando di rincontrarti un giorno in quella stessa chiesetta - in cui hai lasciato un pezzo della tua anima - ancora una volta atteso da te. Continua a pregare per me, tu che «sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchisedec». Addio Gaetano, sacerdote di Cristo. Addio, don Gaetano.